La messa in scena si avvale dell’ausilio di 30 maschere di lattice che riproducono perfettamente le fattezze umane e di un gruppo di 14 attori e 12 figuranti che rivestono i 45 diversi ruoli del “Giulio Cesare”. I congiurati sono uomini svuotati, indecifrabili, simili a calchi in cera perché il potere ha tolto loro ogni parvenza di umanità, cancellando le loro passioni ed emozioni. Il potere sommo è in maschera e si identifica con essa: la maschera muta le personalità, sconvolge le menti. I c...
La messa in scena si avvale dell’ausilio di 30 maschere di lattice che riproducono perfettamente le fattezze umane e di un gruppo di 14 attori e 12 figuranti che rivestono i 45 diversi ruoli del “Giulio Cesare”. I congiurati sono uomini svuotati, indecifrabili, simili a calchi in cera perché il potere ha tolto loro ogni parvenza di umanità, cancellando le loro passioni ed emozioni. Il potere sommo è in maschera e si identifica con essa: la maschera muta le personalità, sconvolge le menti. I costumi fanno riferimento alla Roma classica, senza ricorrere a nessuna contemporaneità e il disegno luci riproduce una Roma tetra, attraversata da temporali furiosi, lampi di luce improvvisa, deboli fiaccole e bracieri, simbolo del profondo buio interiore in cui sono calati tutti i personaggi del Giulio Cesare.
Note di regia
In un buio assoluto, nelle strade di una Roma rischiarata solo da fiaccole e bracieri, appaiono i personaggi del Giulio Cesare, figli della Storia e del loro inevitabile destino, creature del passato, ossessioni che visitano brevemente il nostro tempo. Gli attori interpretano le loro parti identificandosi in prima persona con i personaggi, confrontandosi con loro in modo ravvicinato, intimo, come fossero persone reali, senza “stili” o cliché teatrali precostituiti. Così i personaggi prendono vita lentamente dalla memoria del poeta.
Con l’ausilio di 30 maschere di lattice che riproducono perfettamente le fattezze umane, un gruppo di 14 attori di solida esperienza teatrale e un gruppo di 12 figuranti, rivestono i 45 diversi ruoli del “Giulio Cesare”, conducendo uno studio approfondito sull’opera shakespeariana.
I congiurati sono uomini svuotati, indecifrabili, simili a calchi in cera. Il potere ha tolto loro ogni parvenza di umanità, ha cancellato le loro passioni, le loro emozioni. Sono creature fragilissime, preda di paure e terrori notturni, vittime del destino. Giulio Cesare è creatura onnipotente, sovrannaturale, dai lineamenti trasformati, cancellati, multipli. Il potere sconvolge le menti, travolge gli animi. Nel nostro spettacolo lo stesso attore che interpreta Giulio Cesare, nella seconda parte rivestirà il ruolo di Ottaviano: tra il vecchio e il nuovo non c’è alcuna differenza. I costumi fanno riferimento alla Roma classica, senza facili modernizzazioni: non serve “attualizzare” la scrittura di
Shakespeare, è attuale di per sé. Lo spettatore deve avere la libertà di ascoltare il testo di Shakespeare nella sua integrità pensando ai giorni nostri senza che la regia sottolinei troppo questo aspetto. Il disegno luci riproduce una Roma scura e tetra, attraversata da temporali furiosi, lampi di luce improvvisa, deboli fiaccole e bracieri, simbolo del profondo buio interiore in cui sono calati tutti i personaggi del Giulio Cesare.
Si tratta di un “sogno teatrale” fatto di rigore, necessità, serietà e determinazione. L’idea base che sottende a questo lavoro è quella di cercare nuove direzioni di ricerca recitativa, verso un nuovo modo di “fisicizzare” il testo poetico, sganciato dagli stili retorici e obsoleti che troppo spesso vengono insegnati nelle scuole. Si cerca un linguaggio immediato, che indaghi sulle motivazioni profonde di composizione di un verso, di una battuta, si cerca la “verità” degli stati emotivi, il rapporto di necessità fra l’attore e ciò che viene detto. La poesia e il Teatro hanno un linguaggio sintetico e come tale vengono da noi affrontati: non è possibile mentire o “far finta”, applicare formule o stili precostituiti. Analizzando questa grande opera di William Shakespeare e il percorso di questi piccoli uomini dal destino già determinato, ritrovando le tracce delle loro vite reali nelle opere di Plutarco (da cui Shakespeare attinse a piene mani), abbiamo preso coscienza di quanto la Storia si ripeta incessantemente, di quanto la società controlli lo spirito umano, di quanto interferisca pesantemente nei meccanismi creativi ed educativi, di quanto il consenso e il dissenso siano fenomeni pilotati, di quanto la politica entri spesso in conflitto con la nostra vita quotidiana, di quanto la nostra Libertà sia qualcosa di illusorio ed effimero.
Per questo vogliamo parlare con le parole di William Shakespeare grande poeta dallo sguardo rivolto al futuro.
Daniele Salvo.
Cast
Giulio Cesare / Spettro di Cesare / Ottaviano:
Massimo Nicolini
Trebonio / Lucilio / soldato:
Alberto Mariotti
Metello Cimbro / Cicerone / soldato:
Simone Ciampi
Artemidoro / Pindaro / soldato:
Giuseppe Nitti
Indovino / Cinna poeta / soldato:
Simone Bobini
Bruto:
Gianluigi Fogacci
Portia – Il Destino:
Melania Giglio
Decio Bruto / Lepido / Messala:
Francesco Biscione
Cassio:
Giacinto Palmarini
Marc’Antonio:
Graziano Piazza
Casca:
Carlo Valli
Calpurnia / soldato:
Flavia Mancinelli
Cinna / Titinio / soldato:
Andrea Romero
Lucio / Stratone:
Alessandro Guerra
Plebei, soldati, messi, servi::
Massimiliano Auci, Antonio Bandiera, Andrea Carpiceci, Micol Damilano, Matteo Magazzù, Alessandro Marmorini, Dimitrios Ioannis Papavasileiou, Riccardo Parravicini, Daniele Ronco, Roberta Russo, Giorgia Serrao, Giovanni Tacchella, Luca Viola, Francesca Visicaro
Melania Giglio:
Canti dal vivo eseguiti da:
Regia:
Daniele Salvo
Traduzione e adattamento:
Daniele Salvo
Maestro movimenti di scena:
Fabiana Di Marco
Musiche:
Marco Podda
Costumi:
Daniele Gelsi
Direzione tecnica:
Alessandro Fioroni
Disegno luci:
Umile Vainieri
Disegno audio:
Franco Patimo
Aiuto regia:
Alessandro Gorgoni, Alessandro Guerra
Maschere::
Michele Guaschino e Makinarium di Leonardo Cruciano
Combattimenti scenici::
Antonio Bertusi
Ufficio Stampa::
Cinzia D’Angelo