Molto rumore per nulla è una commedia invasa da una gioia luminosa resa ancor più accecante da una lama d’ombra cupa che per alcuni istanti l’attraversa. E’ un apologo illuminante sul potere della parola. E’ una danza frenetica e trascinante, una storia di anime giovani che sono messe alla prova dal tradimento e vengono domate dall’intuizione che la vita è in gioco in ogni istante e che ne siamo responsabili.
Il titolo racchiude tutti i sensi della favola raccontata. E li nasconde proprio in ...
Molto rumore per nulla è una commedia invasa da una gioia luminosa resa ancor più accecante da una lama d’ombra cupa che per alcuni istanti l’attraversa. E’ un apologo illuminante sul potere della parola. E’ una danza frenetica e trascinante, una storia di anime giovani che sono messe alla prova dal tradimento e vengono domate dall’intuizione che la vita è in gioco in ogni istante e che ne siamo responsabili.
Il titolo racchiude tutti i sensi della favola raccontata. E li nasconde proprio in quel nulla apparentemente inoffensivo. Nothin allude ai mondi figli di un’illusione che governa gli animi preda delle passioni, come il giovane Claudio, o i cervelli troppo attivi votati a desideri eccessivi, come il maledetto Don Juan. Ma suona anche parente di noting, e proprio l’azione di osservare e spiare mette in moto il sistema di equivoci che porta avanti la storia.
Nulla come un basso continuo contrapposto al suono di mille parole, alla frenesia che spinge gli uomini ad agire, amare, lottare, fantasticare, agitarsi. Questa agitazione, che ha la sua sintesi nell’eccitazione sessuale, sceglie come teatro una casa ospitale, d’estate, al caldo, in Sicilia, un luogo che per Shakespeare certo significava esotismo, sensualità. E così quel nothing, nella sua forma gergale antica, viene anche ad alludere al sesso femminile, attorno al quale tanto rumore si scatena.
Don Pedro, Principe d’Aragona, arriva con i suoi capitani. Soldati stranieri, gli Spagnoli tanto invisi all’Inghilterra di Shakespeare. Truppe d’occupazione. Finito il gioco della guerra, si posano le armi ed inizia il riposo. Gli uomini cedono alla tentazione di giocare agli Dei, cercando di manipolare secondo il loro volere la sorte di chi li circonda attraverso le armi previste dalla pace: le parole.
Nei sette giorni che precedono la data stabilita per le nozze tra Claudio ed Hero, pugnali di parole penetrano nel cuore di Benedetto e Beatrice, feriscono la fiducia di Claudio nella fanciulla che dovrebbe sposare, lacerano l’onore della casta Hero e della sua famiglia, spingendo il clima euforico di pausa ed allegria sull’orlo della tragedia.
Ma le parole sono armi pacifiche; possono anche risanare il danno che hanno provocato e trasformarsi in strumento di giustizia. Usate per difendersi dalle emozioni dell’amore, diventano il mezzo per esprimerlo, dargli forma e renderlo reale.
Così, dopo l’euforia della festa interrotta da un lampo di morte, si sopravvive e ci si ritrova ad una doppia festa di nozze, che segna l’inizio di un tempo nuovo: quello della pace vera, in un mondo adulto nel quale si incontrano in equilibrio instabile gioco e serietà, ragione ed emozioni, maschile e femminile, in cui l’eccesso viene tenuto a freno dalla coscienza. Come il funambolo che, camminando sulla corda, per un istante ha visto sotto di sé il vuoto. E procede.
Cast
Leonato:
Maurizio Marchetti
Borracio:
Massimiliano Giovanetti
Baldassarre, Corniolo:
Carlo Ragone
Don Pedro:
Federigo Ceci
Ursula:
Paola Giannetti
Antonio, Giudice:
Roberto Mantovani
Beatrice:
Loredana Scaramella
Prima Guardia, Frate Francesco:
Alberto Bellandi
Don Juan, Sorba:
Antonio Carrano
Claudio:
Francesco Borchi
Hero:
Mimosa Campironi
Benedetto:
Mauro Santopietro
Seconda Guardia, Messo:
Taiyo Yamanouchi
Margaret:
Elisa Amore
Corrado:
Stefano Sartore
Daniele Girasoli, Elia Ciricillo, Giulio Ferretto:
Regia:
Loredana Scaramella
Traduzione e adattamento:
Loredana Scaramella, Mauro Santopietro
Maestro movimenti di scena:
Alberto Bellandi
Musiche:
Stefano Fresi
Costumi:
Marco Calandra, Susanna Proietti
Direzione tecnica:
Mirco Prisca
Disegno luci:
Umile Vainieri
Disegno audio:
Franco Patimo
Aiuto regia:
Alexandro Fortunato, Cecilia Nocella
Attrezzista:
Davide Ciancichi
Fonico di palco:
Roberto Samassa
Capo sarta:
Loretta Coccia
Sarto di scena:
Marco Calandra
Produzione esecutiva:
Alessandro Fioroni