Protagonista della commedia è il parlarsi addosso, il parlare male degli altri, il parlare a tutti costi, il gossip appunto, una “malattia” che ci appartiene moltissimo; basti pensare ai numerosi “salotti” televisivi, cui partecipiamo tutti, seppur passivamente , e che ci svelano segreti, intimità, menzogne, risse, intrighi, volgarità di ogni genere. Basti pensare alle riviste “scandalo” tanto amate e tanto lette.
La rappresentazione di questo mondo artificioso, fatto di “furbi” senza morale, ...
Protagonista della commedia è il parlarsi addosso, il parlare male degli altri, il parlare a tutti costi, il gossip appunto, una “malattia” che ci appartiene moltissimo; basti pensare ai numerosi “salotti” televisivi, cui partecipiamo tutti, seppur passivamente , e che ci svelano segreti, intimità, menzogne, risse, intrighi, volgarità di ogni genere. Basti pensare alle riviste “scandalo” tanto amate e tanto lette.
La rappresentazione di questo mondo artificioso, fatto di “furbi” senza morale, carnefici del loro prossimo dopo esserne stati vittime, lanciati nella calunnia come unico scopo di vita, viene nella commedia di Sheridan accompagnata da momenti di sofferenza umana che la sollevano dalla “commedia di costume” e la avvicinano ai più grandi esempi classici.
Figlio di un attore e di una scrittrice di successo, Richard Brinsley Sheridan (nato in Irlanda nel 1751), è l’unico drammaturgo inglese, oltre a Shakespeare, le cui commedie hanno avuto successo per più di due secoli, ed è erede di quegli elementi della vera grande commedia, quella di Molière, di Beaumarchais, di Goldoni.
La sua opera riassume in sé la grande tradizione comica franco-italiana, ci rimanda ai personaggi shakespeariani, dei quali troviamo tracce in tutta la sua opera, e ci conduce come uno sviluppo diretto verso la vena satirica e l’umorismo di Wilde (“Il marito ideale” e “L’importanza di chiamarsi Ernesto”) e Shaw, anch’essi irlandesi e anch’essi grandi fustigatori di costumi, altrui e propri.
Scritta all’età di ventiquattro anni, la commedia “The School for Scandal”debuttò al Drury Lane di Londra nel 1777, ebbe uno straordinario successo e fu immediatamente pubblicata e messa in scena a New York.
Per molto tempo si è pensato che la commedia fosse troppo legata al mondo anglosassone per poter essere esportata con successo all’estero, e non è mai entrata a far parte del repertorio dei classici più rappresentati nel teatro italiano.
Proprio per questo proporla oggi, con una traduzione più moderna e un titolo che la avvicina molto al nostro quotidiano (GOSSIP!), mi è sembrata un’operazione interessante che rende giustizia ad un’opera così famosa e così sconosciuta nel nostro paese.
Protagonista della commedia è il parlarsi addosso, il parlare male degli altri, il parlare a tutti costi, il gossip appunto, una “malattia” che ci appartiene moltissimo; basti pensare ai numerosi “salotti” televisivi, cui partecipiamo tutti, seppur passivamente , e che ci svelano segreti, intimità, menzogne, risse, intrighi, volgarità di ogni genere. Basti pensare alle riviste “scandalo” tanto amate e tanto lette.