Lear è una tragedia, lo è nella struttura come nell’azione. Tuttavia c’è da chiedersi subito: dove ha luogo la sua catarsi? E a chi essa è destinata?
Lear ha il suo opposto nella follia del delirio, perché Lear ha il suo opposto nella ricerca del lavacro per la sua Ybris. Cristo e martire come divino Caos: Lear è entrambe le facce di una irrisolta divinità. Egli è colui che ha. Egli è colui che infetta l’armonia del suo mondo. Un mondo che è il suo stesso corpo divino, che egli stesso divide, ...
Lear è una tragedia, lo è nella struttura come nell’azione. Tuttavia c’è da chiedersi subito: dove ha luogo la sua catarsi? E a chi essa è destinata?
Lear ha il suo opposto nella follia del delirio, perché Lear ha il suo opposto nella ricerca del lavacro per la sua Ybris. Cristo e martire come divino Caos: Lear è entrambe le facce di una irrisolta divinità. Egli è colui che ha. Egli è colui che infetta l’armonia del suo mondo. Un mondo che è il suo stesso corpo divino, che egli stesso divide, smembra, dilania nella libido isterica del potere.
La tracotanza dell’uomo che sentendosi pari a Dio, cede all’errore convinto che niente e nessuno potrebbe giudicarlo o punirlo. La prima scena, un’abdicazione che Lear inscena come una sorta di ordalia dell’amore delle figlie, è il fatto in sé semplice che inaugura la catastrofe del Re Sacro.
In verità egli compie la più banale delle azioni che determinano la infezione, le malattie al mondo: apre le porte al male. Un male che porta dentro sé e di cui si svuoterà nel corso di tutta la tragedia.
Lear è la parte del male, tanto quanto lo è del bene. Egli è un ossimoro vivente.
Il bene e il male sono distinti ai nostri occhi. Non dobbiamo scoprirli. E la dissimulazione della malvagità, prima di Regana e Goneril, ma ancor di più di Edmund, non può essere ai nostri occhi un segreto. L’inganno è ad uso e consumo dei personaggi assoluti, come in una tragedia greca: Gloucester con Edmund, Lear con Regana e Goneril, con le quali esplode, attraverso la divisione del regno, anche la patriarcale partenogenesi del potere. Lear trasmette alle figlie governo e comando, ma trasmette loro soprattutto una concezione tutta maschile del potere che porta le figlie a fagocitare, mangiare in sé gli inesistenti consorti, facendosi, esse stesse, maschi e femmine insieme.
E noi siamo chiamati ad assistere a questa tragedia che declina l’inganno insieme all’ingratitudine, la follia insieme alla malattia, la corruttela insieme alla tracotanza. Il bene fa fatica ad affermarsi per mezzo della ragione o del disvelamento dei personaggi negativi.
L’affermazione catartica del superamento del dolore, che non è proprio una vittoria del bene sul male, avverrà attraverso il sacrificio, attraverso la morte. Il sangue dei giusti può lavare i peccati del mondo.
Il Lear è un’opera altamente simbolica, come altamente allegorica. Il momento alchemico è dato proprio dalla tempesta, nella quale il disordine degli elementi prova a trovare la sua ricomposizione. Lear alla ricerca del suo amore per Cordelia, Kent alla ricerca del suo padrone divino, Edgar alla ricerca della sua identità da cancellare per non rinnegare l’identità del padre Gloucester, il Matto alla perenne ricerca del Nulla che determini l’equilibrio tra ciò che è vero e ciò che può dirsi vero. I personaggi che “cercano” sul cammino della verità sono questi. La verità è cacciata e il suo carnefice ripone il senso delle cose sulla finzione interessata delle due sorelle. Quando queste riveleranno la loro vera intenzione per Lear sarà il vuoto, il nulla. Un nulla da colmare solo con altro nulla.